Spiaggia tra le più belle e famose del Mediterraneo, sorge in una conca ai piedi del monte Monaco. Il borgo, di tradizione marinara, si è sviluppato intorno a un'antica fortezza-santuario dedicata a San Vito. Oltre alla suggestiva spiaggia il territorio di San Vito include altre località interessanti, come Castelluzzo e Macari. Nel comune di San Vito Lo Capo ricade buona parte della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, visitabile in barca o a piedi. San Vito è molto famosa anche per l'evento dedicato al “cous cous”, che si svolge ogni anno a fine settembre.
Il sito dove sorge il paese di San Vito lo Capo è abitato sin dalla preistoria. Con molta probabilità, intorno al IV secolo a.C, si sviluppò definitivamente un primo nucleo abitato, chiamato borgata “Conturrana”. Successivamente, intono al trecento, venne edificata la prima parte della fortezza al centro del paese, oggi Santuario dedicato proprio a San Vito martire, patrono del borgo.
Con il passare dei secoli e le prime incursioni di pirati, furono edificate anche lungo il perimetro del borgo di San Vito lo Capo, torri di avvistamento e baluardi difensivi. A San Vito le torri principali erano tre, di cui due ancora visibili: torre Scieri, torre Isolidda e torre Roccazzo, ubicata sul piano Soprano che si estende ad ovest del paese di San Vito.
All'inizio del settecento iniziarono a comparire le prime case tutto intorno al Santuario. Alla fine dello stesso secolo, attorno alla chiesa esisteva già un piccolo nucleo di abitazioni. Nasceva così San Vito Lo Capo come vero e proprio centro indipendente. Nell'arco dei secoli, la cittadina ha accolto esploratori, viaggiatori e persino commissari governativi che, mossi da curiosità, interessi culturali o militari, misero a punto meticolose ed interessanti descrizioni sulla geografia dei luoghi.
Oggi San Vito lo Capo, distante circa 40 chilometri da Trapani e 100 da Palermo, con le frazioni di Macari e Castelluzzo, conta quasi 4000 abitanti e ospita ogni anno migliaia di turisti, concentrati soprattutto nel periodo primaverile e estivo
Nel cuore del paese, a pochi passi da piazza Santuario troviamo via Savoia, il vero centro storico di San Vito lo Capo. Nelle serate estive ospita concerti musicali, congressi e convegni. Impossibile rinunciare ad una visita al Museo del Mare (in via Savoia 57), dove sono conservati alcuni importanti reperti archeologici recuperati dai fondali marini sanvitesi, in particolar modo sul relitto della nave arabo-normanna che giace sui fondali antistanti il Faro. Sempre in via Savoia, troviamo Palazzo La Porta, nuova sede del Municipio. L'immobile risale al XIX secolo e reca in sé le principali caratteristiche dell'architettura ottocentesca, come gli splendidi pavimenti in maiolica e l'atrio in basolato. Proprio alle spalle del palazzo, un rigoglioso giardino ospita spesso mostre ed iniziative culturali.
Le maggiori attrazioni di San Vito lo Capo sono le sue bellissime spiagge e insenature. Prima fra tutte la spiaggia del paese, caratterizzata da un mare limpidissimo e sabbia fine costellata da frammenti di rosso corallo. Va menzionata anche tutta la costa denominata Baia di Santa Margherita, a ovest del paese, caratterizzata da piccole calette di ciottoli, una grande spiaggia, cala rossa, cala mancina, lo scoglio dell’Isulidda, la spiaggetta di Macari. Trasparenze mozzafiato e una natura incontaminata rendono questo angolo di costa un piccolo paradiso terrestre.
Infine, last but not least, la Riserva naturale dello Zingaro, a cui si arriva passando dalla Tonnara del Secco. La prima riserva naturale istituita in Sicilia, un luogo magico, una sorta di museo naturalistico vivente delle tipicità della costa nord-occidentale siciliana, dove promontori ripidi e ricchi di macchia mediterranea, si stagliano su un mare blu turchese, brulicante di vita.
In direzione riserva dello Zingaro si trova la tonnara del secco, oggi in disuso. Una grande struttura a servizio della tonnara a mare, provvista di magazzini per la conservazione delle reti, ripari per le barche e caseggiati per l’alloggio delle ciurme, oltre che di uno stabilimento per la lavorazione del tonno. A pochi metri dall’edificio si trovano i resti di antichissime vasche cetariae, risalenti al IV secolo a. C., nelle quali si lavorava il pesce, anche tonni, per realizzare il pregiato garum (salsa di pesce), molto apprezzato dai Romani. Recentemente questo luogo si è prestato come set cinematografico per alcuni episodi della famosa serie del commissario Montalbano nonché per la fiction “Cefalonia”.
Dalla parte opposta, in direzione Trapani, merita una visita la Cappella di Santa Crescenza, piccolo e suggestivo edificio a pianta quadrata con cupola a sesto rialzato, originale esempio di architettura tipicamente trapanese del secolo XV, con influenze arabe, normanne e gotiche. Particolare la soluzione dei sostegni angolari della cupola con trombe a ventaglio. Secondo un’antica credenza popolare, Santa Crescenzia, nutrice di San Vito, aveva il potere di allontanare la paura (“u scantu”) da chi si fosse recato presso la cappella gettando un sasso all’interno della stessa.
Infine, va citato il museo del Santuario, in pieno centro storico, che accoglie argenti, arredi liturgici e opere di arte sacra legate al culto e ai pellegrinaggi in onore di San Vito. Merita particolare attenzione la statua lignea dell’Immacolata, attribuita ad un ignoto scultore siciliano del XVI secolo, originariamente conservata presso la tonnara del "Secco". Dall’ampia terrazza si gode uno straordinario panorama proiettato sul mare e sulla cittadina; si può inoltre osservare la forma triangolare della maestosa torre, attaccata all’angolo nord-est del santuario, costruita alla fine del XVI secolo, in difesa dai frequenti attacchi pirateschi.
Il territorio di San Vito lo Capo è disseminato di grotte e insenature. La grotta cosiddetta del Racchio, preceduta da una avan-grotta illuminata, contiene incisioni lineari di carattere presumibilmente magico e due graffiti raffiguranti cervi. La grotta dell’Uzzo (all’interno della Riserva dello Zingaro), dove sono stati rinvenuti graffiti, pitture e materiali litici di età preistorica. La grotta dei Cavalli, nella zona di Piana di Sopra, che conserva pitture neolitiche dipinte in rosso, con disegni labirintici, simboli solari e figure antropomorfe. A pochi passi dall’ex tonnara del secco (in direzione riserva dello Zingaro) si trovano antiche vasche cetarie, risalenti al IV secolo a.C., destinate alla lavorazione del pregiato garum, la salsa di pesce di cui i Romani andavano ghiotti.
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